Quando il dono è un capolavoro
Grazie ad un contributo particolarmente generoso di Fondiaria S.p.A., si è chiusa la sottoscrizione per l'acquisto di questo dipinto del Pannini. A tale sottoscrizione, promossa dalla nostra Associazione, hanno preso parte in maniera significativa il 'Fondo per Firenze' del Sole 24 Ore, Pitti Immagine, Progetto Firenze, e Fabrizio Guidi Bruscoli in memoria di Riccardo Bruscoli.
L'opera appartiene al filone maggiormente coltivato dal Pannini, accanto alle grandi scene di interni arredati a quadreria e alle panoramiche di piazze romane gremite di folla per qualche cerimonia: i 'Capricci' appunto, nei quali famosi monumenti dell'antichità come la piramide di Caio Cestio, il Pantheon, il tempio di Marte Ultore vengono associati ad edifici e rovine di fantasia, di grande suggestione evocativa, che celebrano i fasti della Roma antica. In questo caso il monumento citato è la piramide di Caio Cestio, riprodotta numerose altre volte dal Pannini (dipinti della National Gallery di Londra, del Louvre, del Prado, ecc.), ma raramente abbinata ad un portico con andamento curvilineo, come questo che sembra riproporre in versione 'antichizzata' il colonnato del Bernini, in accordo col contemporaneo crescente interesse per la Roma 'moderna'. Questo raro accostamento è uno degli elementi che rendono particolarmente preziosa la tela, unitamente alla sua straordinaria qualità nonchè all'ottimo stato di conservazione, caratteristiche che avevano già indotto il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali a notificare l'opera. La tavolozza schiarita rispetto ai chiaroscuri più contrastati e ai colori umbratili del precedente periodo 1720 - 1735 ca., la luminosità e la serenità della visione, così come il sintetico equilibrio dei diversi elementi architettonici, inducono a collocare l'opera nel quarto decennio del Settecento. Anche le piccole figure che nelle più tarde composizioni assumeranno carattere macchiettistico, quasi da pittura dal vero, ostentano nella tela in esame il piglio classico che caratterizza la produzione centrale dell'artista e rivelano il debito alla statuaria classica. In questo caso il soggetto è quello della 'Piscina probatica' (o 'Piscina di Betsaida') alle cui acque un angelo conferiva la proprietà di guarire il malato che vi si immergeva per primo e sulle sponde della quale Gesù stesso compì un miracolo. Il tema è stato più volte ripreso dal Pannini e ambientato quasi sempre sullo sfondo di un portico; in quasi tutte le versioni compare anche la figura di Cristo che nel dipinto oggi agli Uffizi è assente: un ulteriore elemento di rarità che caratterizza l'opera donata dall'Associazione 'Amici degli Uffizi'.