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1995 - Autoritratto con collezionista

Autoritratto con collezionista

 

Il 16 dicembre l'opera di Michelangelo Pistoletto sarà presentata agli Uffizi, nelle Sale dell'ex Archivio di Stato.

 

Il 'quadro specchiante', una prova efficace di ritrattistica contemporanea Il quadro specchiante di Michelangelo Pistoletto 'Autoritratto con collezionista 1962 -1994'appena acquisito dagli Uffizi, grazie ad una donazione da parte degli Amici degli Uffizi, richiede la rievocazione di alcuni antefatti. Nella seconda metà degli anni '50, a Torino, quando Pistoletto inizia il suo cammino di pittore, il contesto artistico entro cui egli si trova ad operare risente ancora fortemente dell'esperienza 'informale' che in Europa è caratterizzata soprattutto dai pronunciamenti di Fautrier, Dubuffet, Wols, Bacon e Giacometti e in Italia da artisti come Burri e Fontana, punte di un più frastagliato e vivace panorama di personalità venutosi a definire negli anni del dopoguerra. Nondimeno, oltreoceano, negli Stati Uniti, artisti ermetici come Duchamp o gestualmente innovatori, identificati con la cifra linguistica dell'espressionismo astratto , come Pollock o De Kooning, avevano contribuito da quelle sponde a rendere ineludibile la drammatica condizione esistenziale di ogni coscienza creativa dopo i lutti e le rovine culminate nella tragedia del secondo conflitto mondiale. Il pensiero estetico da Heidegger a Sartre e quello fenomenologico da Husserl a Merleau-Ponty avevano contribuito a tracciare, dopo Nietzsche e Kierkegaard, i contorni delle lacerazioni prodottesi, in questo secolo, nell'essere alla difficile ricerca della propria identità. E' con queste ed altre realtà di fondo - davvero oscure - che il giovane Pistoletto si trova a dover fare i conti, ben determinato nella volontà di trovare, attraverso la pittura, una via d'uscita ed un nuovo spazio per una speranza, ancor prima che visiva, autenticamente esistenziale ed individuale. Nell'assidua azione pittorica che lo muove in quel frangente, in più episodi, verso la nozione di autoritratto come autoconoscenza, le cui valenze appaiono dialettiche con la figurazione e la spazialità di stampo baconiano, dipingendo fondi neri a olio e vernice plastica dietro le proprie sembianze, Pistoletto giunge, all'inizio degli anni '60, ad un risultato - 'Il presente', 1961 - davvero singolare. In esso egli scorge, accanto alla figura dipinta, la sua stessa immagine realmente riflessa nel nero brillante della pittura. Questo esito sorprendente lo spinge a compiere un salto di dimensione decisivo per la sua ricerca e per l'intera concezione spazio-temporale dell'arte in quegli anni: la sostituzione del supporto della tela e del telaio con una superficie di acciaio inox lucidata a specchio, capace di accogliere accanto alla figura dipinta a base fotografica l'immagine stessa della realtà, riflessa nel suo continuo cambiamento. Il 'quadro specchiante' (1962) di Pistoletto assume, in tal modo, la facoltà di un dispositivo fenomenologico capace di integrare la realtà dell'arte a quella della vita stessa, senza che tra queste due entità vi sia più la scissione e il ricorso alla metafora mimetica. L'evento del quadro specchiante è rivoluzionario, giacchè esalta - come mai era avvenuto nella pittura - il rapporto di istantaneità reciproca che si crea tra lo spettatore, il suo riflesso entro la superficie specchiante e la figura dipinta su di essa, in un movimento continuo, sempre 'presente', che concentra in sè anche il passato ed il futuro, dando corpo alla dimensione fisica e metafisica del tempo. E se dal 'quadro specchiante' fuoriescono tutti gli altri cicli dell'arte di Pistoletto, dai 'Plexiglass' (1964) agli 'Oggetti in meno' (1965-66), dal teatro (1967) alle azioni dello 'Zoo' (1968) fino alle sculture degli anni '80, dando così un contributo rilevante alla nascita di quell'Arte povera (1967) di cui resta un indiscusso protagonista, è significativo osservare che la sua opera coniuga in un punto avanzato e tutt'ora attivo - la frontiera dello specchio - le istanze del Futurismo e della Metafisica che avevano avviato all'inizio del secolo l'avventura dell'arte contemporanea. Ma per quella sua facoltà di dilazione spazio-temporale, un quadro specchiante come questo dell''Autoritratto con collezionista' ha altresì la capacità evocativa di congiungersi, quasi come un d'après, ad opere centrali della pittura italiana umanistica, quale la 'Flagellazione' di Piero della Francesca, a cui questo lavoro si rapporta in modo esplicito. E se in riferimento al gruppo presente nella tavoletta pierfrancescana dei tre personaggi dall'atteggiamento distaccato dall'evento della flagellazione del Cristo, Pistoletto nel suo quadro specchiante si identifica con la figura centrale ancora avvolta nell'enigma d'identificazione anzichè al collezionista (Giuliano Gori) assegna la corrispondenza topologica anzichè fisionomica dell''uomo barbuto', a noi osservatori, a chi ammira questa estrema prova efficace di ritrattistica contemporanea, ponendosi di fronte al quadro specchiante, ed entrando con la propria immagine riflessa nella composizione, resta il posto del terzo interlocutore che, a guisa dell'antico, segna il 'presente'. Bruno Corà