Presentato nell’aula di San Pier Scheraggio e consegnato alle Gallerie degli Uffizi il dipinto che i Friends of the Uffizi Gallery si sono recentemente aggiudicati all'asta.
Il dipinto raffigurante Armida, opera di Francesco Montelatici meglio conosciuto come Cecco Bravo - uno dei più intriganti pittori del Seicento fiorentino - entra così a far parte della collezione degli Uffizi. L’operazione è stata resa possibile grazie all’intervento diretto di Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi Gallery, in sinergia con il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che aveva individuato in asta il dipinto. L’opera, opportunamente restaurata in occasione della donazione, sarà presto visibile nelle nuove sale dedicate a Caravaggio e al Seicento della Galleria delle Statue e delle Pitture. Ed è stata una felice coincidenza che l’acquisto sia avvenuto la sera del 14 novembre, vigilia del compleanno del pittore.
Più volte commentata nella letteratura su Cecco Bravo, e anche in un sofisticato volume di Sandro Bellesi sulle stregonerie, Armida, la celebre maga della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, si inserisce nel filone delle cosiddette “magherie” in voga a metà Seicento a Firenze. L’opera presenta elementi tipici delle opere tarde dell’artista, dopo la metà del secolo, e dimostra una conoscenza della pittura veneta e soprattutto di Tiziano: infatti Armida e i mostri diabolici che la circondano sono caratterizzati da una pennellata sfaldata e morbida, che accentua il carattere misterioso e onirico della scena, immersa in un’atmosfera torbida. Anche lo schema compositivo del quadro è quello tipico di Cecco Bravo per le opere da cavalletto, con la rappresentazione di figure in un proscenio ristretto, stagliate su fondi mossi in cui la tridimensionalità è suggerita soltanto dai passaggi di colore.
“La tela di Cecco Bravo – afferma Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – nella sua eccentricità allucinata, amplifica la magia di Armida, donna bellissima e forte, e sembra estenderla all’osservatore, che si sente attirato nella scena e coinvolto, quasi parte di essa. Un incantesimo che non ha mancato di sortire effetti anche nei generosi donatori, i Friends of the Uffizi Gallery, che allertati da Maria Vittoria Rimbotti, con fulminea decisione hanno proceduto all’acquisto dell’opera”.