La statua è da annoverare fra le più celebrate raffigurazioni della dea Afrodite presenti nelle collezioni medicee. A riprova della sua fama è la sistemazione in Tribuna di questa scultura dove, dalla fine del XVII secolo, era ammirata a fianco della Venere dei Medici. L’opera acquistata dai Medici dalla famiglia bolognese dei Palmieri nel 1658, è notevole non solo per l’alta qualità della parte antica (il torso con la testa), ma anche per l’importanza dello scultore che, nel XVII secolo, fu incaricato delle integrazioni: Alessandro Algardi. A questo massimo rappresentante della scuola classicista della scultura italiana di quel secolo, autore a Roma di numerosi monumenti legati alla committenza papale, si debbono entrambe le braccia e la parte inferiore della figura interamente panneggiata.
La statua, di dimensioni minori del vero, appariva da molti anni completamente velata da spessi depositi di polveri che, aggiungendosi alle tracce delle antiche scialbature, nascondevano del tutto la qualità del marmo e la delicata lavorazione delle superfici. Il restauro, condotto da Maura Masini, ha restituito splendore al pregiato marmo pario col quale è realizzato il torso antico, consentendo, al contempo, di procedere ad una sistematica revisione delle stuccature, in massima parte decoese e virate di colore. Fra le analisi condotte in concomitanza del restauro, si segnala anche il prelievo di alcuni frammenti marmorei del torso e della base del collo per consentire la realizzazione di analisi petrografiche. I risultati di queste indagini offriranno un dato determinante per confermare o meno l’antichità e la pertinenza della testa al resto della figura.
L’occasione del restauro ha, infine, offerto l’occasione per una sistematica mappatura delle parti antiche e di integrazione della figura, sinora mai realizzata, e la realizzazione di una completa documentazione fotografica dell’opera.
Fabrizio Paolucci