L’arazzo, giunto nel laboratorio di Villa La Pietra nel giugno del 2015, si presentava con le tipologie di degrado tipiche degli arazzi: un diffuso particellato offuscava la visione d’insieme, le cimose originali mostravano numerose piccole mancanze, i filati in seta chiara, presenti nel fondo delle bordure, erano abrasi; seta e lana nelle tonalità dei marroni e neri, presenti negli accessori e nelle numerose calzature, erano in gran parte polverizzati.
Prima di iniziare le fasi dell’intervento di restauro l’arazzo è stato sottoposto ad un’accurata e capillare documentazione grafica e fotografica (che a conclusione dei lavori è costituita da 6050 scatti).
Le fasi che precedono la pulitura hanno incluso lo smontaggio delle fasce di armatura, l’aspiratura di tutti i componenti e i test di solidità dei filati. I risultati di questi ultimi hanno evidenziato la poca solidità all’acqua di alcuni rossi e marroni e quindi la necessità di procedere con una pulitura per sezioni su tavola a bassa pressione.
Per affrontare le numerose difficoltà che la pulitura di questo arazzo presentava e per conoscere meglio i materiali costitutivi originali abbiamo richiesto la consulenza di Isetta Tosini dell’Opificio delle Pietre Dure, che ha infatti eseguito molte indagini scientifiche tra cui la documentazione allo stereomicroscopio e al microscopio ottico per la caratterizzazione dei filati e dei filati metallici, oltre alla puntuale messa a punto del metodo di pulitura.
Per il complesso protocollo della pulitura sono stati sperimentati e impiegati sia il ciclododecano, per arginare lo scorrimento dei coloranti instabili, che una soluzione chelante per la rimozione dell’ossidazione dai filati metallici.
Le analisi dei coloranti originali sono state affidate ad Ilaria Degano del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa.
Una volta terminata con successo la pulitura si è provveduto alla capillare integrazione delle aree degradate.
La scelta di integrare le mancanze di trama ed ordito con filati scelti e testati nonchè da noi tinti nelle tonalità desiderate, è stata concordata con la Direzione dei Lavori per uniformare, sia sul piano conservativo che estetico, il nostro intervento a quello del primo arazzo della stessa serie "Torneo dei cavalieri britannici e irlandesi a Bayonne", restaurato tra il 1998 ed il 2002. Le mancanze sono state dunque integrate modulando la densità del nostro intervento in modo da chiudere otticamente le lacune pur rimanendo individuabili ad una osservazione ravvicinata.
Un supporto in lino,, denso e leggero, che copre per intero il verso dell’arazzo, è stato fermato con filze verticali per sostenere il peso dell’arazzo nel momento dell’ostensione e per poter accedere ad una piccola porzione del retro è stata aperta, in basso a destra, una finestra nel supporto. Le fasce d’armatura sono state riapplicate per non separare questo prezioso documento recante i numeri d’inventario della Guardaroba medicea dall’arazzo.
Terminato questo complesso intervento - diretto da Francesca De Luca ed eseguito dalla ditta Restauro Tessile di Claudia Beyer e Costanza Perrone Da Zara, con la collaborazione di Patrizia Labianca, Alice Papi e Irene Caputo - l’arazzo consolidato si trova arrotolato - grazie ad una adeguata compensazione degli spessori - su di un tubo di grande diametro ed è pronto per essere esposto!
Costanza Perrone Da Zara