Dipinta nel 1520 per Francesco Munari – persona di spicco nella Correggio fra 1400 e 1500 - che la commise per la cappella di famiglia dedicata all’Immacolata Concezione nella Chiesa di San Francesco a Correggio, la piccola pala del Correggio – di poco superiore al metro quadro -, per il desiderio di Ferdinando II, nel 1649 entrò nell’arredo della Tribuna degli Uffizi, sede dei capolavori delle collezioni medicee.
Nel 1935 il dipinto viene sottoposto ad una operazione di pulitura della superficie pittorica in occasione dell’Exposition de l’Art Italien al Petit Palais di Parigi. Dal 1935 ad oggi sono stati eseguiti interventi di manutenzione ordinaria consistiti nella stesura di resine naturali e colle per “rinfrescare” o consolidare la pittura. La sovrammissione di questi materiali aveva provocato la trazione degli strati pittorici che si erano sollevati lungo la crettatura causando il distacco di frammenti di colore. La stratificazione di tali materiali filmogeni inoltre, con il tempo, aveva formato una coltre ambrata e scura sopra la pittura trasformandola in una immagine piatta ed uniforme.
Grazie alla donazione di Howard Freedman e Rita Montlack per i Friends of the Uffizi Gallery, nel.giugno 2018 il dipinto è giunto nel nostro laboratorio di restauro dove è stato sottoposto ad una delicata operazione di pulitura che, grazie alle metodologie applicative utilizzate sotto la direzione di Francesca De Luca, ha liberato la pittura dalla costrizione dei materiali di restauro invecchiati, risparmiando tuttavia lo strato di vernici più antiche stese a diretto contatto con la pittura.
Mano a mano che procedevo nel restauro si disvelava, come soffio vitale, la luce di una particolare scrittura pittorica: vibratile, costruita e composta direttamente sulla tela, forgiata con variazioni cromatiche percettibili al microscopio nello spazio di due millimetri. Per questo motivo il nostro restauro pittorico (con la collaborazione di Sabrina Cassi) si è limitato a eseguire solo velature di raccordo sul paesaggio di fondo senza intervenire sulle figure, così da salvaguardare le impercettibili mutazioni cromatiche delle singole pennellate che scaturiscono dall’atto creativo della pittura del Correggio, che finalmente si mostra pulsante nel respiro vitale delle figure dipinte nella loro carnale umanità. Tale pittura trasmette di nuovo il linguaggio poetico di un grande artista nella narrazione partecipata di una storia e di un concetto teologico ben conosciuto nell’ambiente culturale che animava i primi decenni del cinquecento italiano.
Lisa Venerosi Pesciolini