L’arazzo appartiene alla serie delle Feste dei Valois ed è stato tessuto a Bruxelles in una manifattura ancora non identificata, tra il 1575 e il 1582 su disegno di Antoine Caron.
In questo arazzo Enrico III di Valois (1551-1589) è raffigurato in primo piano nell'atto di montare a cavallo in abiti da antico romano, da notare in particolare la sua corazza, una lorica embricata, realizzata con abbondanza di filato metallico dorato.
Secondo lo storico Nicola Ivanoff (Gli arazzi dei Valois agli Uffizi, Vol. XCI, n. 544, p. 185 Firenze,1940) “questo arazzo si riferisce al torneo che ebbe luogo il 19 giugno 1565 e ne è la riproduzione esattissima. Vi si vede il re Enrico III in corazza mentre sta salendo a cavallo per mettersi alla testa di un corteo di dame e cavalieri mascherati e travestiti. Dietro di lui si osserva, incorniciata dalla vistosa collaretta pieghettata la testa del suo favorito, il duca di Joyeuse. A destra e sinistra fanno il loro ingresso nel campo due schiere di cavalieri. Le trombe ed i tamburi danno il segno dell’inizio. Un cavaliere al galoppo sta per affondare la lancia nella gola del dragone posto al centro della lizza. Come si sa Caterina dei Medici, dopo la morte del marito Enrico II, avvenuta in torneo, aveva orrore di simili competizioni che vennero allora sostituite dai più inoffensivi bersagli degli anelli, della sbarra e della quintana.”
L’arazzo ha mantenuto una straordinaria omogeneità ed una folgorante bellezza dovuta sia all’altissima qualità delle materie prime impiegate, alla grande abilità dei tessitori (ad esempio nell’uso dei filati metallici per sottolineare i motivi decorativi dei personaggi in primo piano con la tecnica del crapautage) che alla composizione del cartonista. Il suo stato di conservazione era, prima dell’intervento, discreto, presentava un’ossidazione avanzata dei filati metallici e un denso deposito di particellato. La bordura inferiore era fragile, in particolare la seta chiara del fondo che mostrava mancanze ed abrasioni.
L’arazzo presenta ancora le cimose originali ove si osservano sia il marchio del tessitore che lo scudo con le due B identificative per Bruxelles. Sul rovescio sono ancora presenti le originali fasce d’armatura che mostrano la numerazione della Guardaroba Medicea, straordinaria e rara presenza.
L’intervento di restauro, eseguito dalla ditta Restauro Tessile di Claudia Beyer e Costanza Perrone Da Zara, ha comportato una prima fase di pulitura per liberare le fibre dal particellato della polvere e per rimuovere l’ossidazione del filato metallico, la successiva integrazione delle trame mancanti e la cucitura degli stacchi. L’arazzo mostrava una serie di vecchi restauri, probabilmente degli anni ’60, realizzati con filati non idonei e una tecnica grossolana. In accordo con Alessandra Griffo, direttrice dei lavori, sono stati individuati quelli che creavano maggiore disturbo nella lettura d’insieme; essi sono stati rimossi con cura e sostituiti con un intervento realizzato secondo la metodologia corrente. L’intervento è stato completato con l’applicazione di una speciale fodera di supporto sul rovescio dell’arazzo, in previsione di poter ancora esporre l’intera serie e rendere nuovamente fruibile la celebre e preziosa collezione, non più visibile da un ventennio.