La statua, che per le sue dimensioni colossali doveva certamente essere destinata al culto, raffigura Attis, il giovane servitore della Dea Cibele. L'opera, databile per il trattamento nitido ed accademico del panneggio ad età adrianea, costituisce un interessante esempio di tardiva integrazione ad opera di scultori moderni di un frammento di epoca classica. Soltanto agli inizi del XVIII secolo lo scultore Francesco Franchi procedette, infatti, all'integrazione delle parti antiche (busto e parte delle gambe), dando vita all'effige di un barbaro orientale. Dopo decenni di incuria, l'operazione di restauro e di approfondita ripulitura delle superfici, condotta con esperienza e grande precisione da Daniela Manna, ha consentito non soltanto di restituire ad una piena godibilità estetica l'opera, ma ha anche fornito importanti indizi per meglio comprendere l'entità dei restauri e le modalità adottate per favorire l'integrazione delle parti moderne. Utilizzando soluzioni di carbonato di ammonio per la rimozione delle vecchie stuccature, spesso eseguite grossolanamente e ormai in stato di avanzato degrado, si è potuto ricostruire con esattezza il profilo delle linee di frattura, giungendo alla realizzazione di un'accurata mappatura dell'opera con l'indicazione delle parti moderne e delle sezioni antiche. Si è inoltre realizzata un'attenuazione cromatica delle superfici mediante impacchi di acqua demineralizzata e di essenza di trementina, quest'ultima necessaria all'asportazione delle antiche patine cerose. Con mezzi meccanici (bisturi a lama intercambiabile) e apparecchiature ad ultrasuoni si sono invece eliminate le vecchie stuccature, sostituite con nuove integrazioni in polvere di marmo, eseguite a sottolivello. In sostanza, gli interventi, conclusisi con una sistematica campagna fotografica realizzata da Maria Brunori, non hanno solo consentito di restituire alla sua originaria bellezza l'opera, facilitandone la lettura delle morbide superfici e del delicato lavoro a scalpello realizzato dall'artista antico per la resa del panneggio, ma hanno anche fornito preziosi elementi necessari ai futuri approfondimenti scientifici e allo studio di questa monumentale scultura di periodo medioimperiale.
Firenze luglio 2009
Fabrizio Paolucci