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2009 - Statua femminile restaurata come Musa

Le numerose integrazioni realizzate in epoca moderna (base con i piedi, braccia, parte del manto etc.) testimoniano la cura e l’attenzione di cui nei secoli è stata oggetto questa imponente scultura, evidentemente ritenuta dai collezionisti del XVI e XVII secolo un’opera di grande qualità. L’incuria degli ultimi decenni, la polvere stratificatasi nelle pieghe della veste e negli incavi del corpo, nonché il progressivo degrado delle stuccature poste a saldare le diverse parti di restauro avevano indubbiamente compromesso la lettura dell’opera, condizionando a tal punto il giudizio estetico da indurre alcuni studiosi, come H. Dutschke, a ritenere la scultura frutto in massima parte di restauro post-antico. Il primo fondamentale contributo offerto dall’operazione di pulitura e restauro condotta da Camilla Mancini, è stato proprio quello di definire una mappatura analitica e puntuale dell’opera, consentendo, per la prima volta, di apprezzare pienamente quale fosse l’entità dei restauri moderni. Si è, quindi, scoperto che la quasi totalità della figura, da sopra alle caviglie al collo è certamente antica, al pari della testa, certo non pertinente alla figura originaria, ma perfettamente coerente per caratteri formali e dimensioni con il resto del corpo. E’ partendo da questi dati che si è intervenuti con la pulitura delle superfici mediante l’uso di tensioattivi e di carbonati, intervenendo, nei casi di incrostazioni più tenaci, con bisturi e piccoli scalpelli per la rimozione delle superfetazioni. Parallelamente si è proceduto alla rimozione delle vecchie stuccature, abbassando dove necessario il sottostante strato di colofonia, e all’inibizione delle staffe metalliche in vista, mediante l’utilizzo di convertitori di ruggine. L’intervento, magistralmente eseguito da Camilla Mancini, ha così consentito di riportare alla loro originaria morbidezza le superfici originarie, senza compromettere le patine del tempo. I ritrovati passaggi di piano delle superfici e i delicati giochi di luce del panneggio, pienamente apprezzabili nelle riproduzioni della sistematica campagna fotografica realizzata da Maria Brunori, confermano la fama di cui godette la scultura nei secoli passati, fornendo anche importanti elementi per una più corretto inquadramento cronologico del corpo che, per la sua elevata qualità formale, potrebbe anche essere anteriore a quell’orizzonte di I secolo d.C. ipotizzato da G. Mansuelli.

 

Fabrizio Paolucci