Opera fra le più celebri della collezione medicea, il Marsia in marmo bianco occupa un ruolo centrale nella storia della staturaria di periodo ellenistico.
Il tipo, infatti, è noto da un buon numero di repliche, fra le quali si segnalano un esemplare al Louvre ed una seconda statua al museo di Istanbul; la figura del Marsia èriconducibile ad un gruppo, di cui faceva parte anche il celebre Arrotino della Tribuna, che fu elaborato nell'ambito artistico pergameneo del II secolo a.C. Il Marsia fiorentino restituisce nella sua interezza il corpo del satiro dolente, raffigurato in attesa di subire la punizione di Apollo, vittorioso nella gara di musica alla quale lo aveva sfidato il satiro. Le intergazioni moderne, peraltro limitate ai piedi e a parte delle braccia, spiccano per la loro qualità e sono senza dubbio da attribuire ad un esperto scultore cinquecentesco di cui ancora èignoto il nome. La statua fiorentina vanta, infatti, una lunga e complessa storia collezionistica che dalla collezione Capranica di Roma, dove èattestata sin dalla prima metà del XVI secolo, la portò a Villa Medici sul Pincio prima di raggiungere Firenze sul finire del XVIII secolo. Nonostante l'importanza storico-artistica e collezionistica rivestita dall'opera, la scultura non era stata oggetto di manutenzioni o restauri negli ultimi decenni, compromettendo, così, la leggibilità dell'opera. Strati di polvere, sovrappostisi ad antiche stesure di cere, avevano finito per attenuare la potente plasticità dell'opera, nascondendo sotto un pesante velo grigio i delicati sfumati della muscolatura. L'intervento di restauro, condotto con la conseuta maestria da Paola Rosa, si èsvolto in maniera graduale e differenziata. In un primo momento si èproceduto la rimozione dei depositi di polvere incoerenti con l'ausilio di pennelli a setole morbide, per poi passare alla stesura di tamponi di acqua deionizzata ed essenza di trementina per ottenere un più approfondito livello di pulitura delle superfici. Si sono così evidenziate le antiche stuccature, ottenuta a gesso e polvere di marmo, che, oltre ad aver perduto la loro funzionalità, avevano virato di colore, finendo col divenire fonte di disturbo per la godibilità dell'opera. Rimosse le vecchie stuccature a bisturi, si èproceduto alla loro sostituzione con malte a base di polvere di marmo e pigmenti naturali. La pulitura delle superfici e l'adeguamento cromatico delle diverse parti della statua ha consentito di mettere in luce interessantissime e sinora ignote tracce di lavorazione antica nella parte posteriore dell'opera. Sul dorso e in prossimità del tronco, infatti, sono emersi chiari segni di una lavorazione a gradina a quattro denti; questa preziosa testimonianza dimostra come la statua non fosse stata ultimata sul retro, dove non fu realizzato nessun intervento di lucidatura mediante sabbie abrasive. La possibilità offerta da restauro ha, inoltre, consentito per la prima volta di eseguire una completa campagna fotografica, comprensiva delle foto del retro, sino ad oggi non disponibili. A completamento delle indagini di restauro si èproceduto anche alla esecuzione di una dettagliata mappatura delle fratture e dei tasselli di integrazione, definendo con esattezza l'antichità o meno di alune porzioni dell'opera; è stato questo il caso, ad esempio, dell'estremità superiore del pino al quale èlegato il satiro, ritenuta in letteratura un completamento moderno e non come invece hanno dimostrato i restauri, un elemento antico riapplicato. L'intervento si ècompletato con una fase di intervento all'acquarello finalizzata alla restituzione di una superficie quanto più possibile omogenea da un punto di vista cromatico.