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2007 - Ritratto di ignoto, c.d. Antonio

 


Grazie al contributo della Delegazione Toscana AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda), attraverso l’Associazione Amici degli Uffizi, è stato possibile restaurare due pregevoli ritratti romani , esposti sul pianerottolo dal quale parte la seconda rampa delle scale progettate da Zanobi Del Rosso per arrivare all’ingresso della Galleria.

Si tratta delle effigi di due personaggi maschili, sicuramente altolocati e per il momento ancora ignoti, dei quali non possediamo altri ritratti.

Tutti e due sono ispirati certamente ai ritratti ufficiali di Caio Giulio Cesare, il grande condottiero e dittatore ucciso dai congiurati nelle Idi di Marzo del 44 avanti Cristo. Dopo la sua morte il senato romano decretò la dedica di statue in suo onore nelle città d’Italia e delle province. Conosciamo peraltro ritratti sicuri di Cesare e siamo informati dagli autori antichi, come Cicerone, Plutarco ma soprattutto Svetonio, delle sue caratteristiche fisiche e fisionomiche. Era infatti di alta statura, di colorito chiaro ed aveva occhi neri e vivaci. Si faceva radere e tagliare i capelli e persino depilare e proprio per queste abitudini non era ben visto. Inoltre detestava la sua calvizie e per ovviare a questo stato infelice cercava di riportare i capelli dal vertice del cranio sulla fronte.

Nella prima età augustea molti sono i personaggi che, volendo identificarsi con le sue doti morali, finivano anche per assimilarsi alle sue caratteristiche fisionomiche, secondo un fenomeno chiamato dagli studiosi tedeschi Zeitgesicht (volto dell’epoca), ancora oggi molto attuale.

I ritratti virili, caratterizzati da una superficie molto degradata a causa dello stato di conservazione e dei trattamenti con acidi subiti in passato, presentavano consistenti depositi di polvere e di agenti inquinanti che si erano già infiltrati nei vacuoli e nelle piccole lacune del marmo.

Il restauro, condotto da Daniela Manna e Miriam Ricci, è consistito nella pulitura della superficie mediante tamponi di cotone imbevuti in una soluzione di acqua deionizzata. In alcuni tratti della superficie dove i depositi si presentavano più consistenti, anche a causa della presenza di una patina di cera, sono stati applicati tamponi imbevuti in una soluzione di carbonato di ammonio al 10%: a questo trattamento è seguita poi un’operazione di attento lavaggio.

L’operazione di restauro è risultata così di grande importanza ai fini del godimento dell’opera ma anche ai fini della tutela stessa. I marmi esposti al chiuso sì ma in ambienti frequentati da migliaia e migliaia di visitatori al giorno e privi di qualsiasi sistema di filtraggio dell’aria, sono sottoposti a processi di degrado ancora in parte ignoti ma sicuramente molto pericolosi per la loro integrità.

 

 

Il Direttore del Dipartimento di Antichità Classica della Galleria degli Uffizi

Dott.ssa Antonella Romualdi